Luogo della mente, della memoria e della libertà, supporto e strumento sia del potere che della menzogna, tempio della cultura , specchio della storia, il libro è stato usato e definito in tutte le possibili maniere e con tutte le metafore lucide o ambigue che l’uomo sia riuscito a immaginare.
Tanta ricchezza di atteggiamenti rivela un rapporto di attrazione / repulsione: da una parte il libro continua a godere di un’aura sacrale e a presentarsi come il veicolo della saggezza e il simbolo del messaggio affidato al tempo; contemporaneamente attraverso le sue pagine stampate esclude qualsiasi ricorso alla manualità o alla materia.
E’ da questo sentimento di amore / odio che si è creato lentamente un nuovo statuto estetico autonomo per ridefinire l’oggetto LIBRO: una pratica ricca di felicità inventiva che negli anni ha rivelato la necessità di una lingua e di una scrittura “muta”, originale, materia libera, in bilico tra desiderio estetico e necessità comunicativa.
Il libro ha raccontato anche la storia dell’arte, dai libri illustrati alle edizioni d’arte, ai libri oggetto dei Futuristi fino ad arrivare alle contestazioni artistiche degli anni 1960 e ’70, dove provocatoriamente si allargano i confini ri-proponendo una nuova “forma” libro.
Dalla negazione del libro come luogo della sola scrittura nasce il libro d’artista, il libro oggetto.
L’espressione “libro d’artista” è uno dei modi per definire un genere e una pratica artistica:
Il libro come opera d’arte in forma di libro; un libro che non contiene la scrittura di un messaggio, ma è il messaggio stesso, (come “ i libri illeggibili” di Bruno munari del 1950);
il libro come luogo dell’opera, (come affermò Germano Celant nel 1971);
il libro come luogo di ricerca, ( precisazione fatta alla Biennale di Venezia nel 1972 da Renato Barilli e Daniela Palazzolo );
e ancora …il libro come gesto, gesto che diventa libro;
libro come lavoro d’arte, libro come esperienza ;
il libro ibrido, il libro perfetto.
L’IDEA LIBRO ha impegnato in questi ultimi anni molti artisti che hanno operato creativamente per modificare e contaminare sperimentalmente la tradizionale struttura del libro, nella sua veste, nel suo contenuto e nelle sue aspirazioni.
Libri “che non si lasciano leggere”, come quello citato in un racconto di E.A.Poe: libri che ne hanno la forma o la rappresentano, la ricordano, senza scrittura o addirittura senza illustrazioni, ma che nel loro contenuto raccolgono, a volte trattengono, tutto l’immaginabile.
Il libro- luogo- di- lavoro- artistico diventa spazio, movimento, viaggio, percorso, progetto, memoria; ritorna oggetto: un atlante delle emozioni visto e non letto da un occhio tattile.
Nel libro scritto verba manent.
Il libro che- non- si- lascia- leggere è invece un luogo nei luoghi dell’immaginazione.
Manuela Candini
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